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A NUVENA DI NATALI 
In Sicilia, l’usanza di celebrare la novena natalizia (a nuvena) affonda le sue radici in un lontano passato e, ancora oggi, sopravvive in alcuni paesi dell’Isola. 
Col termine nuvena s’intende anche un canto natalizio che, anticamente, durante i nove giorni precedenti la vigilia di Natale, era eseguito, davanti al presepio, dai ninariddari, dai ciaramiddari o da suonatori di strumento a fiato.
I ninariddari andavano in giro per le case e sostavano anche davanti alle putìe, accompagnando con la musica le cosiddette ninnareddi: cantate natalizie che, fino al 1867, erano eseguite di notte. 
Alla fine della Novena era tradizione che il capofamiglia o u putiàru regalassero al ninariddaru un tipico dolce natalizio ripieno di frutta e fichi secchi: u purciddatu.

A Nuvena era caratterizzata dalla scattiata dâ ciaramedda davanti ad un altarino (figuredda) rappresentante un piccolo presepe, sul quale era posta un'icona raffigurante la Natività.
A figuredda era addobbata con rami d’alloro, agrumi e fiori ed illuminata, al pari della Cona con nove candele o nove lumini.

La novena dê ciaramiddara era suddivisa in quattro tempi (i cosiddetti caddozzi) ciascuno della durata di circa dieci minuti. Nel primo tempo, veniva suonata una melodia popolare dedicata a Sant’Antuninu, nel secondo, una in onore di San Giuseppi; il terzo tempo consisteva, perlopiù, in una serie d’invocazioni alla Madonna e ai Santi (a litanìa). L’ultimo caddozzu, infine, era eseguito a-ppiàciri, ossia a scelta dû ciaramiddaru o dû patruni di casa.
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